Per reincarnazione s'intende vivere una vita in un corpo fisico, morire e rinascere di nuovo in un corpo fisico differente.
Ora per sommi capi cercherò di raccontarvi come sia vista la reincarnazione nelle più importanti religioni.

L'Induismo

Per reincarnazione s'intende vivere una vita in un corpo fisico, morire e rinascere di nuovo in un corpo fisico differente. Ora per sommi capi cercherò di raccontarvi come sia vista la reincarnazione nelle più importanti religioni. Le maggiori religioni e filosofie orientali accettano, con diverse intepretazioni, la dottrina della reincarnazione.
L'Induismo


Nell'Induismo, il Sé, l'anima che sopravvive alla morte, è definito "Atman". L'Atman imperituro è parte del divino, al quale può tornare dopo la morte, se si realizzano determinate condizioni. In caso contrario si verifica la trasmigrazione.
Nel pensiero induista la concezione del tempo è di tipo ciclico e l'anima ritorna molte volte nell'arco di un lunghissimo periodo di tempo. Tutto ciò che è creato nel mondo vive e poi viene distrutto quando uno di questi grandi cicli, o yuga, finisce. Non è soltanto l'anima, quindi, ad avere un inizio ed una fine.

La cosmologia induista contempla tre regni nei quali l'anima individuale può spostarsi:
. il regno inferiore - o infernale - è dove domina il desiderio e l'anima che vi è imprigionata è costretta dai propri desideri e sperimenta situazioni infernali;
. il regno di mezzo è quello terreno, ove prevalgono i desideri ma non in senso assoluto, in quanto l'anima ha la possibilità di liberarsene e di salire al regno superiore;
. il regno celeste considera un'anima non più prigioniera del desiderio, ma libera di evolvere.

Dopo la morte l'anima attraversa questi regni fintantochè ritrova la sua situazione ottimale.
La rinascita induista consiste principalmente nel ristabilire l'unità con la realtà cosmica. Diviene così naturale per l'anima reincarnarsi diverse volte e con una similitudine molto pregnante il processo è paragonato all'uomo che butta gli abiti consumati per indossarne di nuovi, così l'anima "getta" il corpo consunto ed entra in uno nuovo per purificarsi, riconoscersi divina e riunirsi all'energia dell'anima universale. Finchè ciò non avverrà l'anima continuerà a reincarnarsi.
Di derivazione prettamente induista, nonostante influssi iniziali mussulmani, i Sikhs credono allo stesso principio della reincarnazione degli Induisti, con la particolarità della credenza dell'arrivo del giorno del Giudizio Universale, in cui le anime verranno assorbile nel Divino, ponendo fine alla ruota delle rinascite.

Il Buddhismo

La dottrina buddhista viene interpretata secondo concezioni relativamente diverse tra loro, e ne citerò qui solo alcune.
Una di queste interpretazioni considera che lo spirito che si reincarna non sia necessariamente dotato di una individualità che passa da una vita all'altra, ma lo considera più simile ad una serie di impulsi che possono essere trasmessi in vari corpi, nella similitudine della fiammella di una candela che ne accenda un'altra: può sembrare che la luce passi da una candela all'altra, ma le fiamme sono separate ed esistono indipendentemente l'una dall'altra.

Secondo altre interpretazioni, la vita esiste eternamente: nel passato, nel presente e nel futuro. Questo spiega l'esistenza del karma passato, cioè di quanto si sia accumulato nelle esistenze precedenti. Questo significa che il karma passato risiede nella nostra coscienza e, attivandosi ogni momento a causa delle circostanze esterne in cui ci veniamo a trovare, modella la nostra vita condizionandola rigidamente.

Il Sutra della contemplazione della mente afferma:

"Se vuoi conoscere le cause create nel passato, guarda gli effetti che si manifestano nel presente. Se vuoi conoscere gli effetti che si manifestano nel futuro, guarda le cause che vengono create nel presente".

Nel Buddhismo tibetano è contemplato il bardo (bar = mezzo; do = isola), ovvero l'aldilà nel quale entrano le anime dopo la morte, e questo aldilà è formato da molti regni che rappresentano un piano di coscienza intermedio tra le vite. Queste esperienze risultano codificate nel Libro tibetano dei morti.

Il Taoismo

Il Taoismo può essere considerato un sistema filosofico, nato e diffuso sul territorio Cinese. Esso riveste contemporaneamente caratteristiche di insegnamento, sia pratico che religioso. Tao significa "via". Il Taoismo, che è documentato a partire dal IV sec. a.C. è in effetti una filosofia assai più antica, tanto che i suoi seguaci credono che esso sia immutabile e sia esistito prima di qualsiasi altra cosa.

Viene contemplata la reincarnazione dell'anima individuale. Il percorso delle anime dopo la morte comprende un giudizio di dieci tribunali, dove l'anima viene giudicata: è una specie di inferno per l'anima, che viene punita ovvero una specie di paradiso per l'anima che viene ricompensata. Il decimo tribunale è la dimora degli "Amministratori", che presiedono alla reincarnazione ed a scegliere quale tipo di questa. [pagebreak] Le maggiori fedi ortodosse, mediorientali ed occidentali, quali la religione ebraica, cristiana ed islamica, negano la reincarnazione, tuttavia ognuna di queste importanti scuole di pensiero religioso ha influenzato tendenze di insegnamento proprio sulla reincarnazione. Infatti:


La religione Ebraica

Nella Qabballah, che è fonte del misticismo esoterico guidaico, si tratta del concetto di reincarnazione o gilgul = circuito o rotazione.
Infatti nello Zohar, un testo classico che si fa risalire al primo secolo dopo Cristo, si afferma:

"Le anime, una volta che sono emerse, devono rientrare nell'assoluto.

Ma per raggiungere questo scopo, devono sviluppare tutte le perfezioni, il germe delle quali risiede in loro stesse; e se non hanno soddisfatto questa condizione in una vita, devono cominciarne un'altra,e poi una terza, e così via, finchè hanno acquisito le condizioni che permettono loro di riunirsi a Dio.


Parecchi passi biblici hanno peraltro senso soprattutto se vengono interpretati nel contesto di ripetute vite sulla terra.


La religione Islamica

La trasmigrazione o tanasukh è considerata come incongruente con gli insegnamenti del Profeta Maometto, ma nel Corano si dice abbastanza esplicitamente:


"E Allah ha fatto sì che tu germogliassi dalla terra come una pianta;

in seguito ti farà in essa ritornare e ti riporterà fuori di nuovo".

Il Cristianesimo

Ancora oggi nel movimento Cristiano è poco conosciuto quanto fosse serio e considerato il concetto della reincarnazione nella Chiesa primitiva. Evidentemente ciò prima che la cristianità diventasse un veicolo per le ambizioni e grandezze degli imperatori romani. Infatti nella primitiva cristianità la rinascita risultava largamente accettata dai fedeli.
Ci sono molte controversie sul fatto che l'insegnamento di Gesù contemplasse o meno la reincarnazione. I suoi insegnamenti furono fatti tutti oralmente, e solo in un secondo tempo essi furono trascritti in aramaico o in greco, e spesso la stesura non avvenne per mano dei discepoli o di chi l'aveva conosciuto in prima persona. Possiamo quindi immaginare quale sia la problematica connessa all'interpretazione di testi che sono, per lo più, trascrizione scritta di una tradizione orale, con tutti i problemi di interpretazione che riguardano poi la traduzione nelle lingue moderne.
La reincarnazione veniva insegnata da diversi Padri della Chiesa e fu custodita dagli "Gnostici", un movimento dei primi cristiani che cercavano l'esperienza diretta con Dio, non come essere esterno, ma come Dio interiore.

Così la reincarnazione era ritenuta rispondente o meglio congrua ai contenuti del Vecchio e Nuovo Testamento e complementare al concetto di salvezza individuale attraverso la Redenzione tramite Gesù Cristo.
Il credere a ripetute vite terrene era quindi un fatto comune, nella ricerca dell'Eterno, ed il ciclo di morte e rinascita poteva rientrare nel percorso tendente all'innalzamento dell'individuo per riconciliarsi con Dio, avendo il sollievo dal peso del corpo.
Questa costruzione teologica ebbe in Origene il principale architetto, che pur nel rispetto delle Sacre Scritture era anche incline alla filosofia Platonica.
Nella sua più importante opera, il "De Principiis", conosciuta come la prima teologia sistematica del Cristianesimo, Origene scriveva:

"Ogni anima … arriva in questo mondo rafforzata dalle vittorie o indebolita dalle sconfitte della sua vita precedente. Il suo posto in questo mondo, come un vascello destinato a onori e disonori, è determinato dai suoi meriti o demeriti precedenti. Il suo lavoro in questo mondo determina il suo posto nel mondo che seguirà".

Origene fu perseguito e torturato sotto i romani, quando andò sviluppandosi una Chiesa non più costituita da gruppi di fedeli segreti e perseguitati, ma divenne una istituzione che poteva essere sfruttata per il controllo politico e la gestione del potere statale e/o temporale.
Infatti fu Costantino che percepì la fede come ragione di potere politico e militare. Dopo una prima liberalizzazione dei culti religiosi il cristianesimo, che pochi decenni prima era una religione illegale con fedeli perseguitati, si trovò a diventare la religione ufficiale dello Stato.
Ancora oggi l'Enciclopedia Britannica definisce Origene "il più importante dei Padri della Chiesa con la possibile eccezione di Sant'Agostino"
Così etica, fede e devozione furono subordinate agli interessi personali e di potere politico. Tanto che nel 325 d.C. il Concilio di Nicea fu convocato dall'Imperatore per definire l'ortodossia cristiana, così da decretare cosa fosse accettabile o cosa eretico. Questo atteggiamento fu definitivamente sancito sotto Teodosio, con l'Editto di Tessalonica.
Ciò non impedì che nel pensiero di Sant'Agostino potesse ricomprendersi questa domanda:

"Dimmi, o Signore … la mia infanzia ha seguito un'altra mia età che morì prima di essa? Era quello che passai nel gembro di mia madre? Perché è ciò che ho sentito dire e visto io stesso nella donna in attesa di un figlio. E come, prima di quella vita di nuovo, o Dio, mia gioia, mi trovavo in qualche luogo o in qualche corpo? Perché non ho nessuno che me lo dica, né padre né madre, né esperienza d'altri, né mia memoria personale" (da: Le Confessioni di Sant'Agostino)

Con un'avversione via via crescente il concetto di reincarnazione fu ritenuto pericoloso per il potere costituito. Nonostante ciò esso sopravvisse tra persecuzioni e torture, fino a che nel 543 d.C. Giustiniano convocò un Sinodo a Costantinopoli che condannò l'insegnamento di Origene. La conclusione della vicenda, che già nel 529 aveva portato alla chiusura dell'università di Atene, neoplatonica e centro di studi sulla reincarnazione, non mancò di portarsi dietro ben 15 anatemi da parte dell'Imperatore, di cui il primo così recitava: "Se qualcuno afferma la favolosa preesistenza delle anime, e affermerà la mostruosa reintegrazione che ne deriva, sia colpito da anatema".
Sin dal Concilio Ecumenico del 553 d.C., per molti storici incostituzionale ed anche se non ratificato ufficialmente, il concetto di rinascita fu evitato dalla Chiesa. Al di là di tutto l'idea di reincarnazione risultò però una credenza insopprimibile per molte sette o raggruppamenti cristiani cosiddetti eretici fino al fenomeno dei Catari e degli Albigesi in epoca Medioevale. [pagebreak] Nel periodo più propriamente definibile come "storico", molteplici sono le epoche in cui la reincarnazione, sotto diverse forme, viene compresa nelle credenze delle varie civiltà dei popoli antichi. Ne prendo in esame alcuni tra i più importanti.

Gli Egizi

Secondo Erodoto "… gli Egiziani furono i primi a sostenere la teoria secondo cui l'anima umana è immortale e, quando il corpo perisce, la persona entra in un'altra creatura pronta a nascere, che può riceverla …".
Molto di quanto si sa sulle credenze egiziane nell'aldilà discende dalla traduzione dei cosiddetti "Libri dei morti" che offrono una specie di guida per l'anima dopo la morte. L'anima rinasceva, ed ogni giro di ruota offriva la possibilità di sviluppo dell'intelligenza e dei sentimenti trascurati. Ancora, nella collezione di libri di saggezza chiamata "Hermeticum", raccolta nel periodo di decadenza dell'Egitto, si afferma

"Le anime umane sono daimoniche e divine, ma non tutte solo quelle pie. Dopo la separazione dal corpo e dopo la lotta per raggiungere la virtù, che consiste nel conoscere Dio e non fare del male a nessuno, una simile anima diventa pura intelligenza. L'anima empia invece rimane della propria essenza e punisce sé stessa cercando un corpo umano nel quale entrare, perché nessun altro corpo può ricevere un'anima umana, cioè non può entrare in un corpo di animale privo di ragione. La legge divina preserva l'anima umana da una simile infamia."

I Greci

Presso le Scuole Misteriche, in Tracia, si insegnavano i misteri Orfici, dove l'anima veniva considerata immortale e divina e si reincarnava in un corpo.
I Misteri Eleusini, fondati sul mito della rinascita, consideravano l'idea della metempsicosi - dal greco: trasferimento dell'anima in altro corpo -.
Pitagora, che era un inizato di questa scuola, mise per iscritto i ricordi delle proprie vite passate.

Platone (427-347 a.C.), anch'esso iniziato a tale scuola, insegnava la reincarnazione. In un suo scritto avvertiva:

"Sappi che se diventi peggiore andrai con le anime peggiori, o se diventi migliore con le migliori, e in ogni successione di vita e morte, farai e soffrirai ciò che i simili soffrono giustamente per mano dei simili."

Platone, con il suo insegnamento influenzò profondamente i tempi successivi.
Ad esempio, nel 193 d.C., Ammonio fondò la Scuola Alessandrina di Neoplatonismo in Egitto. Questa Scuola riprese gli insegnamenti Platonici, soprattutto il concetto della reincarnazione, ed ebbe come discepoli nel tempo personaggi come Origene, Plotino, ecc.
Vasta influenza si ebbe così sulle dissertazioni dei filosofi greci, cristiani, musulmani, e più tardi su quelli dell'Europa rinascimentale.

I Romani

Per i romani, che ereditarono il pensiero greco e quello egiziano, le anime erano "costrette" a reincarnarsi a causa delle emozioni e l'attaccamento al corpo fisico. La reincarnazione era possibile solo dopo aver completato "in purgatorio" il loro ciclo, della durata di mille anni.
I contatti con i Celti in Gallia ed in Britannia favorirono in Giulio Cesare la convinzione della possibilità della trasmigrazione delle anime. Osservò infatti che i guerrieri barbari, combattevano in battaglia con grandissimo ardore e disprezzo della morte, nella certezza della reincarnazione.


Tra i diversi poeti romani che parlarono della reincarnazione, così scriveva Ovidio:

"E qua e là lo spirito disincarnato vola … da una dimora all'altra gettato e l'anima è ancora la stessa, solo la figura è persa, e come la cera ammorbidita riceve un nuovo sigillo, assume quel volto e lascia quella impressione, ora chiamato con un nome, ora con un altro, la Forma soltanto è cambiata, la cera è sempre la stessa."

I Celti e i Druidi

I Celti credevano nella "Side", il popolo fatato. Alcuni storici antichi riportano l'ipotesi che Pitagora avesse avuto contatti con i Celti e che così avesse trasmesso loro i suoi insegnamenti, ma questa teoria è stata messa in dubbio da moltissimi studiosi.
Parrebbe invece che, mentre i Druidi credevano nella trasmigrazione dell'anima, i Celti consideravano i morti entità da placare, cosicchè non tornassero interferendo nell'esistenza dei vivi. Questo comunque non impediva loro di essere certi che i debiti contratti in vita fossero ripagati in un altro mondo e, anche se gradualmente, potevano sviluppare la credenza in particolari forme di reincarnazione.

In un orizzonte così vasto ed articolato la "reincarnazione" rimane un'affascinante congettura, così lascio ad ognuno di voi esplorare, approfondire e valutare se, come ed in quanto la reincarnazione sia pura teoria, filosofia, ipotesi fantasiosa o forse qualcosa di più …! In fondo è solo qualche millennio che il problema viene dibattuto e temo lo sarà ancora per molto tempo.

INVIATO DA BERKANA
   
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