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Agharti è un grande regno sotterraneo, il suo nome proviene dal sanscrito e significa "l'inaccessibile".
Proprio l'arcaicità di tale nome ci dimostra come infondo questa leggenda sia sopravvissuta per secoli fino a giungere a noi. Shamballah (Citta di Smeraldo) è la capitale di questo regno e il suo nome ha dominato e ancora domina le menti dei grandi re, imperatori e presidenti di tutto il mondo.
In questo mondo, posto sotto i nostri piedi, vivono esseri superiori da tempo immemore, capaci di utilizzare un'energia chiamata Vril, un'energia che permette di volare, spostare oggetti con il pensiero e leggere la mente, un'energia che risiede anche in noi, ma che abbiamo dimenticato, la quale però è possibile risvegliare.
Si dice che Shamballah sia situata sotto il deserto del Gobi, in Asia, e sia il centro del grande regno di Agharti, composto da infinite reti di gallerie.

Non a tutti è concesso accedervi, solo pochi prescelti possono recarvisi e sotto invito del Re del Mondo. Una di queste persone fu Madame Blavatsky

una medium, la quale fu la prima a parlare di Agharti, che lei chiamava "La Loggia Bianca", tutti gli altri non invitati, sono destinati o a non uscirne vivi o a perdere la lingua. [pagebreak] Perfino Adolf Hitler si interessò a tale mito e mandò ben quattro spedizioni in Asia. Nessuna fece mai ritorno. Soltanto l'ultima riuscì a trovare delle gallerie ed a comunicarlo al fuhrer, prima di svanire anch'essa nel nulla. Nel 1947, Richard Evelyn Byrd, un ammiraglio americano in esplorazione del Polo Sud, trovò per puro caso tracce di questa civiltà ed ebbe un importante contatto con gli abitanti del luogo (descritto nel suo diario), che si presentarono a lui col nome di "Arianni". Questi si mostrarono preoccupati per la nostra razza, in quanto, da poco tempo erano state fatte esplodere le prime bombe nucleari su Hiroshima e Nagasaki.
Gli ingressi alle gallerie che portano a Shamballah, la capitale di questo regno, sono occultati in luoghi strategici e isolati per impedirne l’accesso ai curiosi.

Ce ne sarebbero molti nascosti sotto le acque degli oceani, dei laghi, o tra i pendii in alta montagna. Ve ne sarebbero alcuni in Brasile, nella fitta foresta che circonda il Rio delle Amazzoni (le cui entrate sarebbero protette da indios dagli atteggiamenti tutt’altro che amichevoli), o in Siberia, nel deserto del Gobi. Addirittura, vi sarebbe un’entrata, ancora inviolata, a pochi metri di profondità, tra le gambe della Sfinge, in Egitto. Il collegamento tra questo mondo e Atlantide sarebbe provato anche da alcune prove concrete, quali, ad esempio, il fatto che tredici geroglifici egiziani siano simili per forma e significato a tredici geroglifici Maya ed il fatto che vi siano raffigurati degli elefanti sulle antiche rocce del centro America, animali sconosciuti da quelle parti.

Atlantide potrebbe essere stato il collegamento tra questi due grandi regni. Inoltre, impressionante è la somiglianza tra certi aspetti della religione egizia e quella delle popolazioni americane. Garcilaso, figlio di un conquistatore spagnolo e di una indios americana, agli inizi del ‘500 si trasferì in Spagna e costituì una fornita biblioteca. Scrisse i seguito dei trattati in cui rivalutava la religione degli Incas, accostandola anche al neoplatonismo degli europei. Sottolineò il fatto che, così come le antiche popolazioni del mediterraneo, gli Incas adorassero il disco solare. Ma, questa non è l’unica analogia. È noto, ad esempio, che la pratica della mummificazione era propria degli egizi così come degli Aztechi, o dei Maya. Inoltre, se guardiamo l’architettura di questi popoli, notiamo come fosse diffusa la forma piramidale nel mondo antico, sia in America che in Egitto. Si tratta solo di coincidenze? No, Atlantide sopravvisse ancora, per secoli e secoli, nella cultura di queste popolazioni dell’antichità, e oltre. Sopravvisse forse anche nei romanzi cavallereschi inerenti Artù e i cavalieri della tavola rotonda. Alla sua morte, Artù venne trasportato sulla mitica isola di Avalon, da cui farà ritorno un giorno non ben precisato.
Ma questa storia rimase per sempre avvolta dal mistero e dalla leggenda e non trovò mai conferma. Per molti, Shamballah non è altri che un mondo di pace, dove è possibile essere davvero tutt'uno con l'universo, lontano dai condizionamenti della società moderna. Shamballah è un ritorno ai primordi, a quando l'uomo era tutt'uno con la natura e il "tutto". Quindi, assume un significato più spirituale. Ma di certo, nessuno ancora può dire cosa sia Agharti. Se realtà, o soltanto un'utopia, una suggestiva fantasia.

   
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